Le origini della Rificolona risalgono a Firenze e si ricollegano all’arrivo in piazza della Santissima Annunziata di contadini e montanari dai territori del vicino contado e delle montagne alla vigilia della festa della Natività della Madonna con il desiderio di rendere omaggio alla miracolosa immagine dell’Annunciazione che ancora oggi si venera nella chiesa della Santissima Annunziata e per la fiera che aveva luogo proprio l’8 settembre nei pressi del santuario. Queste persone scendevano dai monti e colline con fiaccole e lanterne di vario genere e quando arrivavano a Firenze facevano luce anche alle buie strade della città. Il loro arrivo costituiva uno spettacolo per la popolazione fiorentina che accorreva non solo per fare acquisti dei genuini e ricercati prodotti della campagna, ma anche per fare un po’ d’allegria.
Da queste allegre scene notturne furono ideate le rificolone, sempre ispirate a quelle lanterne dei montanari, realizzate con dei fantocci di carta raffiguranti le robuste campagnole ai quali veniva applicato un lume sotto la sottana; appese a una canna lunga venivano portate in giro dai fiorentini per le vie della città tra urla e canti. Ben presto le rificolone si diffusero un po’ ovunque, cambiarono forma e cominciarono ad apparire alle finestre delle case e dei palazzi vicini a piazza della Santissima Annunziata, fino a propagarsi per le strade del centro storico.
La Rificolona sangiovannese ha la sua stessa radice religiosa perché è strettamente legata ad un’antica e miracolosa immagine denominata Maria Santissima delle Grazie che si venera da più di cinque secoli nel santuario a lei dedicato e che ha scandito la storia religiosa e civile della città. Tuttavia, a differenza di quella fiorentina, non è allo stesso tempo collegata a fiere o mercati, ma bensì ai bambini.
La Rificolona, così come la conosciamo oggi, viene rilanciata nel secondo dopoguerra dal curato della Basilica, don Gino Pagnini, che per l’aspetto religioso della festa, ebbe la felice idea di proporre la benedizione delle rificolone e, con esse, di tutti i bambini – presenti insieme ai loro genitori e nonni – in piazza della Basilica davanti alla Madonna delle Grazie, prima della sfilata per la “Via maestra”. E da questo momento la Rificolona divenne la “Rificolona dei bambini” tanto che ad ogni Festa della Rificolona non c’è bambino che non si rechi nella piazza del Santuario, con almeno una Rificolona in cima alla canna, mentre i ragazzi più grandi con le zucche in testa.
In una delle due piazze centrali viene allestito n grande palco sul quale, dopo la consueta benedizione dalle finestre della Basilica, sfilano in una simpatica passerella i bambini con le più belle rificolone, ognuno dei quali riceve un premio. Successo incontra anche il tentativo di includere nella manifestazione una cena in piazza, alla quale prendono parte centinaia di persone. Nel 1996 si pone il problema di come tramandare l’arte di creare rificolone. Tra le diverse idee prevale quella di dare vita ad un’esperienza di Laboratorio, che trova posto sotto le logge di Palazzo d’Arnolfo. La cosa viene accolta con entusiasmo dalle mamme, i babbi e soprattutto i bambini, i quali già nella vigilia e maggiormente durante la festa assediano i tavoli del laboratorio con il desiderio di poter costruire subito una bella Rificolona che alla fine risulti perfino nell’elenco delle premiate
Tratto da: “La Rificolona sangiovannese”, di Paolo Bonci, Servizio Editoriale Fiesolano.